"I Sette Magnifici Nani"
Il mio nuovo romanzo
Alle 19:57:09 le sua cena e i suoi gesti rituali stavano per essere rovinati dall’improvvisa entrata in scena di Jasper che aveva perduto il suo proverbiale aplombe, il suo essere tutto di un pezzo.
«Signor Blackrain. Signor Blackrain …» urlò Jasper correndo e urlando come una volante della polizia in sala da pranzo «… Nel giardino stanno succedendo delle cose strane … stranissime signore. Venga con me … una una palla di luce fortissima … una specie di terremoto … oddio … è meglio che venga a vedere di persona signore.»
Jasper si arrestò a pochi centimetri da Johnas. Ansimante, sudato come una doccia e con gli occhi fuori dalle orbite. Johnas lo guardò con una punta di ribrezzo. Avrebbe voluto sparargli una delle sue solite raffiche di ramanzine sul self-control e sul modo di presentarsi ma pensò che questo forse avrebbe diminuito la partecipazione del maggiordomo durante la letture ed il commento dei giornaletti gossip dopo cena.
Jasper cercò di riprendere una forma presentabile rassettandosi il riporto che ormai sembrava la cresta di un gallo cedrone in amore.
«Che cosa diavolo hai da da urlare in questo modo Jasper? Cerchi di riprendere il controllo. Lo sai che non sopporto il rumore.» disse seccamente Johnas ad un palmo dalla faccia del maggiordomo.
«Stavo facendo il solito giro serale per controllare che tutte le porte fossero chiuse e le solite routines prima di cena. Mi sono affacciato alla finestra del Salone Ovest e ho visto una palla di luce. Poi un forte boato che ha fatto tremare il pavimento ed i vetri, signor Blackrain. Oh mamma mia!» rispose Jasper visibilmente scosso.
«Hai mai sentito parlare dei lampi o dei tuoni pezzo di deficiente? Esistono da migliaia di anni e annunciano la pioggia.» disse Johnas non curante pensando che tra due minuti e trenta secondi avrebbe dovuto essere seduto a tavola a consumare la sua cena.
«Mi permetto di contraddirla signore ma stasera non piove affatto … e poi quello che ho visto non era affatto un lampo ma una palla azzurra luminosa.» replicò Jasper cercando di richiamare in sé un perduto self-control. Johnas lo stava fissando con due lanciafiamme al posto degli occhi.
Pausa lunghissima.
I due si fissarono negli occhi per svariati secondi. L’uno a sondare l’attendibilità dell’altro. Se l’altro fosse convinto più o meno. Se l’altro avesse sparato fandonie, come a quel gioco in cui perde chi per primo abbassa lo sguardo. Vinse Jasper che riuscì a convincere il padrone che non stava scherzando affatto riguardo a quella palla luminosa che aveva visto in giardino. Che forse avrebbe fatto meglio a controllare perché la cosa che aveva visto era qualcosa di molto vicino al soprannaturale.
«Non me ne frega un bel niente Jasper delle tue palle luminose. Sappilo. Tra due minuti esatti voglio andare a tavola anche se si fosse sul Titanic la notte del 14 Aprile del 1912.»
«Ha guardato nuovamente il quadro della signorina Witheart signore vero?» sussurrò deglutendo Jasper.
«Dimmi un po’. Come ti permetti di farmi domande del genere servo? E poi spiegami che cosa te ne frega?» rispose Johnas visibilmente alterato «Si. Ho guardato come tutte le sere il quadro della signorina Alma e allora?»
«Se mi posso permettere signor Blackrain, non credo che le faccia bene. Si intristisce e si chiude ancora di più in lei. Ogni giorno di più.» Johnas, seppure contrariato dalle parole di Jasper, non lo interruppe «Io sono solo il suo maggiordomo e mi dispiace vedere come lei, signor Blackrain, si stia consumando da anni, Quasi come se quel quadro le facesse venire in mente cose molto dolorose. Poi penso che …»
«Senti Jasper fammi la cortesia di non toccare quel tasto.» interruppe Johnas «Mi dà sui nervi di come ti impicci di cose che non ti riguardano affatto e della tua banalità. Lo sai benissimo che è da cinquant’anni che la cerco senza risultati e a meno che adesso lei non sia di ritorno su un’astronave aliena in rotta di collisione verso la Terra per me la signorina Alma è morta. Hai capito questo concetto? Morta. Quindi, visto che non sei uno psicologo ma solamente un cameriere vedi di fare silenzio.»
«Glie lo assicuro signore. Le vie della Provvidenza sono infinite. Magari domani la signorina Alma viene a bussare alla sua porta e voi due vi riunite. Non mettiamo dei limiti alle probabilità della Provvidenza signor Blackrain.»
Tratto dal capitolo “Cena” - I Sette Magnifici Nani